Pittore veneto

(primi decenni del XVII secolo)

Vai alle Opere dell' Artista Vai alle Opere dell' Artista


Ritratto dell'abate Vincenzo Riccati

particolare di: Ritratto dell'abate Vincenzo Riccati particolare di: Ritratto dell'abate Vincenzo Riccati

76. Ritratto dell'abate Vincenzo Riccati.

Olio su tela;

45,3 x 37 cm

(Schedatura 1990 n. 9/OA)


 

Per le indicazioni relative alla provenienza, o di altro genere, si rimanda a quanto detto nella prima scheda relativa ai ritratti di alcuni componenti della famiglia Riccati. In discreto stato di conservazione, già prima del restauro del 1995, il pittore di questo gustoso ritratto si sforza di cogliere nell'espressione del volto dell'abate Vincenzo Riccati probabilmente quegli aspetti bonari ed ottimistici del suo carattere, che trasparivano dalla persona. Si tratta con ogni probabilità di un dipinto destinato a ricordare l'effigiato ai famigliari dello stesso, pertanto il prelato viene colto nella semplice intimità della vita di tutti i giorni. Vincenzo Riccati, figlio di Jacopo (vedi scheda precedente) e fratello di Giordano e Francesco, nacque nel 1707. A soli 10 anni, condotto a Bologna, fece i suoi studi presso il collegio gesuita di San Francesco Saverio. Nel 1726 chiese di entrare nell'Ordine dei Gesuiti. Prese i voti nel 1741 nel Collegio di Bologna. Fu celebre, come il padre, per gli studi matematici e fisici, nonché sommo analista. Eseguì e diresse dei lavori idraulici sul Reno, sul Po, sull'Adige e sul Brenta, ponendo freno anche agli allagamenti, per cui fu decorato con la medaglia d'argento dalla Città di Bologna e con la medaglia d'oro dalla Serenissima Repubblica. I suoi principi di matematica furono stampati in Venezia nel 1772. La sua vita fu estesa dal Fabbroni, e compresa fra le vite degli illustri italiani. (Puppati L., 1860, p. 33). <<Dopo la sopressione della Compagnia del Gesù, avvenuta il 21 luglio 1773, Vincenzo Riccati abbandonò Bologna e tornò a Treviso nella casa dei fratelli Giordano e Montino, dove morì il 17 gennaio 1775>> (Storia di una Biblioteca..., 1986, pp. 74, 75).

Autore del dipinto ne è sicuramente un pittore veneto attivo nella seconda metà del secolo XVIII, come ci conferma anche l'età dell'effigiato. Si riscontrano richiami alla ritrattistica di Alessandro Longhi, ma forse ancora di più a quella del padre Pietro, nonché analogie stilistiche con certi lavori di Giuseppe Nogari, nell'ambito del quale si può probabilmente cercare l'autore di questa tela. Un interessante raffronto deve essere fatto con un'incisione, delineata da Francesco Tonelli ed incisa da Giuseppe Lante, che si conserva sempre nella Raccolta Comunale presso la Biblioteca e che raffigura dell'effige l'abate Riccati tratta, come ci avverte la dedica, dopo la sua morte (schedatura 1990 n. 293; cfr. anche Soppelsa M. L., 1990, p. 44). In questa, il volto e la positura del prelato sono pressoché identici a quelli del dipinto, mentre i lineamenti sembrano essere stati maggiormente marcati per sottolinearne l'età più matura. L'incisione, che forse è una derivazione dal dipinto, non è tuttavia speculare.

Il dipinto reca sul verso il n. <<14>>.

 

Provenienza:

dono conte Valperto degli Azzoni Avogadro, 1990.

 

Bibliografia:

Puppi L., 1990, pp. 37, 373, fig. 6.

 

Restauri:

Studio Emmebi, 1995.


© G-Labs srl