Per provenienza e altre indicazioni, comprese quelle sul suo
possibile autore, si veda quanto detto nella scheda relativa al primo
dipinto della serie dei ritratti di alcuni componenti della famiglia Riccati.
Con il Restauro del 1994, che ha ricondotto l'opera in discreto stato di
conservazione, sono state trascritte fedelmente sulla tela del nuovo
rifodero le parole poste sulla vecchia tela di riporto:
<<CO. JACOBUS
RICCATI DOCT. S q. CO:
MONTINI DOCT.S / 1698 /
EQUES LAZARI PINXIT>>.
Sul verso della cornice vi è il numero <<7>>.
Anche in alcune documentazioni recenti, così come nella schedatura del 1990,
l'autore viene indicato nella persona di Giovanni Antonio Lazzari, mentre il
Puppi pubblica l'opera come di Michele Lazzari (Puppi, 1990, pp. 36, 373,
fig. 4). L'effigie del conte Jacopo Riccati, colto a mezza figura con
giacca, jabot e parrucca, richiama la tipologia del ritratto
praticata da Sebastiano Bombelli in opere, tra le altre, come quella del
Ritratto di Gerolamo Querini della Pinacoteca Querini Stampalia di
Venezia (cfr. Dazzi M., Merkel E., 1979, fig. 107). La datazione può ben
essere quella indicata sul verso del dipinto, seppure è da tenere in
considerazione che anche questa tela può essere stata dipinta in occasione
del matrimonio con la contessa Elisabetta di Onigo Riccati, quindi nel 1696.
Come per il quadro precedente, anche di questo ne fa menzione il Federici,
citandolo come opera di Giacomo Lazzari (BCCV, Federici D.M., 1803 ca., ms.
343 L-4, 30 886 R.I., p.6). Jacopo Riccati (1676 - 1754), figlio del conte
Montino Riccati e della contessa Giustina Colonna (vedi scheda n. 73), ebbe
dalla moglie Elisabetta ben diciotto figli (nove deceduti in tenerissima
età): nel 1697 nacque Giustina, maritata a Claudio Piccoli nobile di Ceneda;
nel 1703 Laura, maritata a Jacopo conte di Sbrogliavacca; nel 1705 Carlo;
nel 1707 Vincenzo; nel 1709 Giordano; nel 1711 Montino; nel 1712 Aurelia,
monaca in Castelfranco; nel 1718 Francesco, che sposò Margherita Eleonora
Maniago di Valvasone di Santa Foca; ed in fine nel 1721 Agostino. Fu il
tipico esponente dell'enciclopedismo settecentesco, nutrito del più sano
razionalismo illuministico (Storia di una Biblioteca..., 1986, pp.
72, 73). Richiamò le menti degl'Italiani allo studio delle scienze positive.
Studioso del Leibnitz e del Newton, ne sviluppò i principi, ne perfezionò i
metodi e fece luce su alcune equazioni differenziali e logaritmiche, una
delle quali porta ancora il suo nome. Fu autore di numerose pubblicazione di
carattere scientifico e la sua vita fu scritta dal Cav. Cristoforo di Rovero
(Puppati L., 1860, p. 32). Fu, inoltre, amico e consigliere dell'architetto
Francesco Maria Preti.
Provenienza:
dono conte Valperto degli Azzoni Avogadro, 1990.
Bibliografia:
Faderici D.M., 1803, p. 103; Donzelli C., Pilo G.M., 1967, p.
218; Bordignon Favero G., 1975, I, pp. 328, 357; Puppi L., 1990, pp. 36,
373, fig. 4; Soppelsa M. L., 1990, p. 105; Dal Pos D., 1997, p. 17.
Restauri:
Studio Emmebi, 1994. |