Giovan Antonio Lazzari

(seconda metà del XVII secolo)

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Ritratto del conte Francesco Riccati 

71. Ritratto del conte Francesco Riccati, 1671 (?).

Olio su tela;

66 x 58 cm

(Schedatura 1990 n. 11/OA)


 

Questo dipinto, assieme ai ritratti degli altri componenti della fami­glia Riccati di seguito descritti, entra nella Raccolta Comunale grazie alla donazione effettuata dal conte Valperto degli Azzoni Avogadro nel marzo 1990. I dipinti, sin dall'origine conservati nelle sale di quello che fu il palazzo dei Riccati in Castelfranco, sito all'inizio del borgo Treviso, al di là del ponte, giungono nella collezione del conte degli Azzoni Avogadro probabilmente attraverso i passaggi ereditari di seguito elencati: Francesco Riccati morì nel 1791 lasciando come unico erede Giacomo, che morì nel 1808 senza eredi maschi; ereditò così i beni paterni la sorella di questo, Elisabetta, che ebbe due figlie: Margherita e Augusta; quest'ultima andò in sposa del conte Roberto degli Azzoni Avogadro; da qui, l'eredità si trasmise fino al conte Valperto (Storia di una Biblioteca..., 1986, pp. 75, 76).

Nonostante le molte abrasioni presenti sulla pellicola pittorica, il restauro del 1995 ha ricondotto l'opera ad un discreto stato di conservazione. Le scritte poste sul verso della vecchia tela di riporto sono state trascritte fedelmente sulla nuova: <<CO.S FRANC.S RICCATO Q.M: D: JACOBI D.S 1677. ANOV AETATIS XXI / LAZARI F.M>>. Ogni dipinto di questa serie porta sul verso della cornice un numero; il ritratto dell'abate Vincenzo Riccati reca il numero <<14>>. Questo sta probabilmente ad indicare che un tempo esisteva un gruppo di dipinti che ritraeva almeno quattordici componenti della famiglia Riccati. Il di­pinto qui presentato reca il numero <<II>>. Sulla base delle scritte riportate sul verso di questi dipinti (si veda in special modo quella sull'opera di seguito descritta), così come informa anche il Melchiori, l'autore può identificarsi in Giovan Antonio Lazzari pittore veneto e debitore sicuramente nei confronti della ritrattistica del Bombelli. Il Donzelli ed il Pilo, tuttavia, pubblicano il ritratto della contessa Elisabetta di Onigo Riccati (si veda scheda n. 74) come opera di Giacomo Lazzari, forse sulle indicazioni del Federici. Il Melchiori, inoltre, così scrive circa il Lazzari: <<Alle pareti di detto altare  [nella chiesa delle R.R. Monache di Castelfranco] sonovi quattro quadri, il primo contiene la lotta dell'Angelo con Giacobbe, il secondo Abramo in atto di sacrificare Isacco suo figliolo, ritenuto dall'angelo; il terzo Daniele nel lago dei leoni; et il quarto l'Angelo apparso ad Agar, che additandogli il fonte li commette di soccorrere il sitibondo fanciullo Ismaele; et questi sono diligenti opere di Gio: Antonio Lazzari pittore veneto>> (BCCV, Melchiori N., 1724-1735, ms. 158 Q-1, 12 523 R.I., pp. 340, 341). Il Federici, riprendendo il Melchiori, però riporta: <<Lazzari Giacomo dipinse per le Monache di Castelfranco quattro quadri che stanno d'intorno alla loro Chiesa, cioè il Sacrificio di Abramo, la lotta di Giacobbe con l'Angiolo, Daniel nel lago, ed Agar con Ismaelenilde>> (Federici D.M., 1803, II, p. 103). Queste ultime opere son date per perdute dal Bordignon Favero (Bordignon Favero G., 1968, p. 151).

Ma, tornando al nostro dipinto, esiste in più una probabile attribuzione a Sebastinano Bombelli da parte sempre del Federici: <<Sebastiano Bombelli riputatissimo per ritratti, quattro ne dipinse de' Conti Riccati nel 1674: del Co: Montino celebre Avvocato in Venezia, e della Co: Giustina Colonna di lui consorte, del Co: Francesco, e del Co: Carlo fratelli, e figli del Co: Jacopo Avo del letteratissimo di questo nome, che fiorì nel secolo posteriore, siccome quello della Contessa Perla Rabatta maritata in Cà Rinaldi in Trevigi>> (Federici D.M., 1803, rist. 1978, II, p. 103). In effetti la tipologia del ritratto, più di tutti gli altri di seguito presentati che le scritte sul verso riconducono al Lazzari, mostra forti analogie con le opere del Bombelli, come facilmente riscontrabile anche dal confronto con i ritratti di quest'ultimo conservati alla Querini Stampalia (cfr. Dazzi M, Merkel E., 1979, in modo particolare la fig. 103).

Il conte Francesco Riccati, comunque, sulla base della scritta posta sul verso, è qui effigiato all'età di vent'uno anni e deve pertanto identificarsi forse col Francesco nato nel 1650 e morto nel 1679, zio del Giacomo Riccati sposato ad Elisabetta di Onigo. Il dipinto, quindi, dovrebbe essere stato eseguito verosimilmente nel 1671, e non, come indica la scritta sul verso, nel 1677, che è forse un errore di trascrizione. Il Melchiori, in ogni caso, ricorda un Francesco Riccati <<...il quale fu per molto tempo appresso il Serenissimo Duca di Par­ma, e alla qual Altezza per le sue degne qualità fu chiamato Conte, il cui titolo sino di presente risplende nella famiglia. 1678>>; mentre <<...del 1690 morì il Padre Francesco Riccati Servita, il quale donò alla sua chiesa varie reliquie de' Santi>> (BCCV, Melchiori N., 1724-1735, ms. 158 Q-1, 12 523 R.I., p. 133); qust'ultimo, nato nel 1627, dovrebbe essere lo zio del Francesco precedentemente nominato dal Melchiori, che è probabilmente l'effigiato.

 

Provenienza:

dono conte Valperto degli Azzoni Avogadro, 1990.

 

Bibliografia:

Federici D.M., 1803, II, p. 103; Bordignon Favero G., 1975, I, pp. 328, 357.

 

Restauri:

Studio Emmebi, 1995.


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