Seppure nessuna documentazione positiva è stata rinvenuta,
deve essere considerata la possibilità che questo dipinto, come alcuni altri
antichi dal soggetto sacro conservati nella Raccolta Comunale, possa
provenire da un luogo soppresso di Castelfranco destinato al culto
religioso.
Oggi si presenta in discreto stato di conservazione grazie al
restauro del 1986, prima del quale la tela versava in condizioni precarie a
causa di alcuni tagli dovuti ad eccessiva "magrezza" e secchezza della
pellicola a pittorica, nonché a parziali e circoscritte cadute di colore e
notevoli svelature, specie sul fondo, già di per sé dipinto con poca materia
e scarsa definizione.
La classica raffigurazione del Cristo Crocifisso ai piedi del
quale si prostra la Maddalena, trova nel nostro caso una qualche affinità
con un disegno di Pietro Damini conservato al British Museum di Londra,
probabilmente preparatorio per un dipinto, pubblicato nel catalogo della
mostra di Padova sul Damini (cfr. De Vierno M.A., 1993, p. 215), che
tuttavia vede la posizione di Gesù sul Crocifisso leggermente diversa e la
figura della Maddalena ribaltata in modo speculare. La positura della
Maddalena del disegno si ripete in maniera alquanto simile nell'affresco di
Nadal Melchiori, raffigurante sempre la Crocifissione con la santa, oggi
conservato nella cosiddetta cuba dei Barea Toscan a San Marco di
Resana, staccato con tutta probabilità da un capitello di Castelminio:
lavoro commissionato al Melchiori dai conti Riccati (Bordignon Favero G.,
1975, II, pp. 196, 197, fig. 63). <<Mentre quest'ultimo [il padre]
faceva le facciate o i soffitti delle chiese, il figliolo intanto dipingeva
rusticamente i capitelli. Qui vi è un Crocefisso che si innalza nel cielo
azzurro; inginocchiata in languido atteggiamento Maria Maddalena con camicia
bianca, veste violetta e manto giallo, abbracciata ai piedi della Croce.
Sullo sfondo un generico paesaggio con case e una piramide, mentre nel primo
piano vi è un bianco vasello per ungenti su cui stanno le sigle N(adal)
M(elchiori) P(inxit). Pittura anemica e disossata, dove le immagini sono
contornate da un segno rossastro stentato, con ricordi tardomanieristici
cinquecenteschi nella figura della Maddalena>> (Bordignon Favero G.,
1968, pp. 17, 18).
Certo Nadal Melchiori si mostra in altre opere pittore
incostante ma talvolta discreto, nella sua mediocrità, mentre la qualità
della Crocifissione qui presentata è alquanto scadente, e a primo acchito
si sarebbe propensi anche ad anticiparne di diversi decenni la datazione.
Tuttavia, dopo confronti con altre opere certe di questo nostro pittore,
che fu analista erudito e morì il 14 luglio del 1735, a 63 anni d'età (Battiston
P., 1935?, p. 171), si vuole qui suggerire, con le dovute riserve, il suo
nome quale ipotesi attributiva al dipinto, collocandolo tra le sue prime
opere (i confronti stilistici hanno comunque mostrato affinità anche con le
pochissime opere esistenti di Giacomo Galletti e di Domenico Sartorio, pure
essi pittori nostri concittadini, attivi all'incirca negli stessi anni del Melchiori). Il Melchiori stesso ci ricorda che un tempo nell'oratorio dei
Secolari in Castelfranco si conservavano due dipinti <<...cioè la
Crocifissione et la Resurezione sono delle solite mie debolezze>> (BCCV,
Melchiori N., 1724-1735, ms. 158 Q-1, 12 523 R.I., p. 349). Opera data per
perduta dal Bordignon Favero (Bordignon Favero G., 1968, p. 153). Di questo
pittore non si conoscono molte opere, ma certo, anche sulla base di quanto
da egli stesso scritto, ulteriori ricerche a tal proposito potrebbero
portare all'identificarne altre, com'è avvenuto per la grande tela, con al
centro un ovale cieco, raffigurante nella parte superiore un concerto di
angeli e nella inferiore la Giustizia e la Pace, recentemente recuperata
dai magazzini del Duomo di Castelfranco, e recante la data <<1735>> e
la sigla <<N.M.P.>>, che a mio parere deve certo essere letta come
Natale Melchiori Pinxit, quindi da egli eseguita.
Restauri:
Studio Emmebi, 1986. |