Per questo dipinto, come per quello descritto alla scheda
successiva, si può supporre la provenienza da un luogo soppresso di
Castelfranco dedicato al culto religioso. Nessuna documentazione positiva,
però, è stata rinvenuta a tal proposito. Vale la pena comunque ricordare, a
titolo puramente indicativo, che il Melchiori fa menzione, tra le pitture un
tempo esistenti nella chiesa delle R.R. Monache in città, di quanto segue:
<<Alle pareti di detto altare sonovi quattro quadri... il secondo Abramo
in atto di sacrificare Isacco suo unico figliolo, ritenuto dall'Angelo... et
questi sono diligenti opere di Gio: Antonio Lazzari pittore veneto>> (BCCV,
Melchiori N., 1724-1735, ms. 158 Q-1, 12 523 R.I., p. 215). Sulle
indicazioni dello stesso storico, l'informazione viene ripetuta anche dal
Federici (Federici D.M., 1803, II, p. 103). L'opera è data per dispersa dal
Bordignon Favero (Bordignon Favero G., 1968, p. 151).
Il dipinto qui presentato, riportato a un buono stato di
conservazione dal restauro del 1988, grazie al quale sono state tolte le
spesse e grossolane vecchie ridipinture, e si e posto rimedio alle lacune ed
alle abrasioni, può ben essere opera di un pittore attivo a Castelfranco tra
la fine del XVII secolo e l'inizio del secolo successivo. Forse, escludendo
con ogni probabilità il riferimento al Lazzari (artista per quel poco che si
conosce decisamente più dotato) un riferimento può essere fatto, ad
esempio, con un Giacomo Galletti, pittore piuttosto fecondo all'epoca in
città, e del quale si conosce con certezza purtroppo ben poco, o ad un
Antonio Frattin, che il Melchiori descrive essere <<...di buon colorito
ma di debole disegno>>. L'autore mostra comunque affinità stilistiche
con quello descritto alla scheda successiva, e non è da escludere possa
trattarsi dello stesso pittore. Infatti, anche in questo quadro, com'è stato
accertato per l'altro, vie è sicuramente alla base un prototipo più antico,
probabilmente cinquecentesco (forse Bonifacio de' Pitati). E' forse tratto
da una stampa, vista la tendenza a rendere in modo piatto la colorazione
tanto delle figure quanto del paesaggio, nel cui primo piano si svolge la
scena tratta dall'Antico Testamento.
Restauri:
P. Fabris, 1988. |