Nella scheda compilata nel 1990, la tela viene indicata come
proveniente dalla collezione Tescari, facendo riferimento all'opera n. 39,
p. 10, del catalogo del 1875, dove è data come ritratto dell'umanista
bizantino Teodoro Gaza, eseguito dal pittore genovese Giovambattista
Langetti. Con quel titolo il dipinto viene indicato anche nella
documentazione precedente che lo riguarda. Tuttavia non è stata rinvenuta
nessuna documentazioni positiva che ne attesti con certezza la provenienza,
e vale la pena sottolineare che le dimensioni riportate nel catalogo Tescari
(al n. 38 è pubblicato un'altro ritratto su tela riferito al Langetti, alle
misure del quale, 55 x 48 cm., si rimandano quelle del n. 39) non coincidono
con le dimensioni attuali del dipinto, quando per le altre tele provenienti
da quella collezione lo scarto, quando c'è, è irrilevante. Inoltre, con il
restauro del 1988, il dipinto è stato riportato a maggiori dimensioni
(ridotte da un precedente intervento, dopo il piegamento dei margini, a 33 x
29 cm.). Ciò non esclude comunque, come è da supporre osservando il
ritratto, che la tela fosse in origine di dimensioni maggiori.
L'opera si presenta oggi in discreto stato di conservazione,
con reintegri pittorici non così accentuati da comprometterne la lettura.
L'attribuzione ottocentesca, pertanto, può essere sensatamente esclusa non
riscontrandovi, al di là di una qualità decisamente inferiore, particolari
riferimenti iconografici, stilistici e pittorici con un artista di
formazione sostanzialmente genovese e romana, nonostante il suo successivo
trasferimento a Venezia, qual'è stato il Langetti. Questo ritratto al
naturale, piuttosto che rivelare contrasti chiaroscurali di derivazione
caravaggesca e riberiana, se lo si vuole ricollegare alla scuola dei
<<tenebrosi>>, conviene avvicinarlo ad esiti più strettamente locali. Si
tratta con maggior probabilità di un'opera legata all'ambiente veneto,
riferibile ad un pittore che sulla scia dei tentativi di superamento dei
manierismi di fine-inizio secolo, rilegge (o copia), durante la prima metà
del XVII secolo, la ritrattistica giorgionesca e tizianesca con la volontà
di aggiornarla alle novità importate. Un artista che pare seguire una strada
di re-interpretazione di stilemi cinquecenteschi sotto certi aspetti
avvicinabile a quella percorsa dal gusto portentoso e rievocativo, ad
esempio, di un Pietro della Vecchia. Ai modi di quest'ultimo artista,
stilisticamente ma non qualitativamente, il dipinto può essere, con le
debite distanze, ricondotto. Anche Pietro Damini, in alcune opere (un
esempio ne è proprio la Deposizione di Castelfranco), si rifà al
grande maestro cadorino e sente contemporaneamente le novità portate dagli
"stranieri" in Veneto; ma non ci pare di poter individuare in questo dipinto
la mano del pittore di Castelfranco.
Provenienza:
collezione Tescari, Castelfranco Veneto (?).
Bibliografia:
Cat. Tescari, 1875, p. 10, n. 39.
Restauri:
P. Fabris, 1988. |