Tiziano (?) (copia da)

(XVII secolo - ?)

Vai alle Opere dell' Artista Vai alle Opere dell' Artista


Ritratto di Ludovico Ariosto

56. Ritratto di Ludovico Ariosto.

Olio su tela;

49,5 x 42,5 cm

(Schedatura 1990 n. 36/OA)


 

Nei carteggi del Museo conservati presso la Biblioteca Comunale di Castelfranco, si conservano alcune lettere, datate 1895, nelle quali si fa menzione, tra gli altri dipinti, ad un ritratto di Ludovico Ariosto, olio su tela, largo cm. 40 ed alto cm. 47, che viene proposto al neonato Museo in quanto in passato era stato <<segnato>> come opera del Giorgione. Alcune di queste corrispondenze sono intestate o indirizzate all'antiquario veneziano Ferdinando Ongania, lo stesso dal quale nel 1899 il Comune di Castelfranco acquistò la Deposizione di Pietro Damini. Non è pertanto da escludere che il dipinto là menzionato possa essere il nostro, entrato nella Raccolta attraverso acquisto già negli ultimi anni del secolo scorso, forse per diretto interessamento del fondatore del Museo Francesco Marta, grazie magari alla mediazione di Giovanni Bordigioni.

Si tratta, tuttavia, di una delle tante repliche di un presunto ritratto che Tiziano ebbe modo di eseguire al poeta in occasione di uno dei suoi soggiorni a Ferrara, mentre si apprestava all'esecuzione dei "Baccanali" per lo studio di Alfonso d'Este. L'identificazione nel  supposto originale (Gronau G., 1933) dell'effigiato con l'Ariosto, il cui nome nel nostro dipinto è riportato direttamente sulla tela, si basa sul confronto con l'incisione tratta da un disegno del cadorino e apparsa nell'edizione del 1532 dell'Orlando furioso.

L'opera, di mediocre qualità, dopo il restauro del 1988, si presenta oggi in un discreto stato di conservazione nonostante la presenza di alcune piccole lacune ed abrasioni reintegrate pittoricamente, diffuse minutamente sul volto e in modo più accentuato soprattutto nella parte inferiore della tela.

Il pittore, al di là della ripresa iconografica tizianesca, desunta probabilmente da una incisione, mostra un modo di stendere il colore sulla tela e certe forzature fisionomiche che fanno pensare ad un copista provinciale seicentesco, e forse già della fine del secolo, poco pratico del modo di dipingere veneziano e veneto.

 

Provenienza:

nessuna indicazione positiva rinvenuta.

 

Restauri:

R.P.A. Dinetto, 1988.


© G-Labs srl