Il dipinto proviene dalla collezione Tescari di Castelfranco
e entra nella Raccolta Comunale attraverso una delle donazioni fatte dai
Fratelli Rostirolla. A tal proposito si veda quanto detto nella scheda
precedente.
Portato ad un discreto stato di conservazione con il restauro
effettuato nel 1986, che ne recuperava gli angoli tagliati, le abrasioni e
le parziali e circoscritte cadute di colore, si presenta oggi ad una
soddisfacente lettura.
In collezione Tescari il dipinto era indicato come opera di
autore ignoto, seppure con riserva veniva fatto il nome di Paolo Farinati. E
al Farinati continuò a essere attribuito con riserva anche una volta entrato
al Museo, come attesta il cartellino didascalico che allora accompagnava
l'opera. In alcune documentazioni di data piuttosto recente relative al
dipinto, è spesso fatto il nome di Palma il Giovane.
La composizione viene risolta, impiegando tonalità monocrome
tendenti al verde, all'interno di una ricca costruzione architettonica
rinascimentale veneta, dove una balaustra sulla sinistra racchiude il
terrazzo coperto che si sporge sotto su di un ampio vano adibito a cucina,
aperto sul fondo ad altre architetture classicheggianti. Sulla destra, una
lunga tavola taglia obliquamente lo spazio e dà profondità all'opera: seduti
attorno ad essa Gesù Cristo e gli apostoli. Altre persone, soprattutto
serventi, affollano il resto del dipinto. La costruzione spaziale della
tela mostra indubbiamente un'impostazione tintorettesca, come tintorettesco
e fortemente manieristico è il ritmo esagitato e tormentato di quasi tutte
le figure che vi appaiono. Certo l'autore doveva aver avuto modo di ammirare
i due capolavori di Jacopo Tintoretto raffiguranti L'ultima Cena
della Scuola Grande di San Rocco (1579-1581) e della chiesa di San Giorgio
Maggiore (1592-1594). Contemporaneamente però, in pieno accordo con lo
spirito tardo-manieristico veneziano dell'inizio del XVII secolo, e più
precisamente della seconda metà del terzo decennio del secolo, momento in
cui con probabilità si può collocare l'opera, presenta componenti
veronesiane, in maniera speciale nelle architetture, e palmesche, specie
nelle figure.
L'autore del dipinto viene in questa sede riconosciuto in
Giovanni Sisto Laudis, frate domenicano attivo a Venezia nei primi decenni
del XVII secolo che, da <<...quel poco che si conosce di lui... manifesta
un timido orientamento neoveronesiano, non privo di finezze memori forse del
Peranda>> (Donzelli C., Pilo G.M., 1967, p. 217). Questa tela può
infatti essere il bozzetto preparatorio dell'Ultima Cena, firmata,
eseguita per l'ex chiesa del convento soppresso di S. Domenico in Venezia,
ed oggi conservata nel refettorio del Seminario patriarcale di quella città.
Il nostro dipinto presenta una prima idea che rispetta in linea di massima
l'esecuzione finale, mostrando tuttavia nell'opera veneziana soluzioni
diverse per gli edifici dello sfondo, che diventano un ampio porticato
aperto sulla laguna, e nella positura di qualcuno dei personaggi, che
vengono a perdere, nell'opera finita, quel nervosismo esagitato che
caratterizza la nostra tela e che rappresenta una delle sue note qualitative
di maggior pregio.
Provenienza:
collezione Tescari, Castelfranco Veneto.
Bibliografia:
Cat. Tescari, 1875, p. 30, n. 159.
Restauri:
Studio Emmebi, 1986. |