Pittore veneto

(primi decenni del XVII secolo)

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Santa Maria Maddalena.

particolare di: Santa Maria Maddalena. particolare di:Santa Maria Maddalena.

39. Santa Maria Maddalena.

Olio su tela;

95,5 x 119,5 cm

(Schedatura 1990 n. 2/OA)


 

Il dipinto, un tempo appartenente alla collezione Tescari, entra nella Raccolta Comunale grazie ad un dono fatto dai fratelli Rostirolla, che vennero in possesso di parte del patrimonio Tescari. Tra i documenti conservati nel carteggio relativo al Museo presso la Biblioteca Comunale di Castelfranco Veneto, esistono due brutte copie di lettere che l'allora conservatore, cav. Elia Favero, scrisse per ringraziare i fratelli Rostirolla delle donazioni fatte: nella prima, datata 21 settembre 1933, si ringrazia per il dono di quadri e di memorie del Risorgimento italiano; nella seconda, datata 22 giugno 1934, si ringrazia per il dono di due quadri ad olio e tre incisioni, specificando che il loro nome verrà inscritto nell'album dei benemeriti donatori del Museo. Non essendovi altre indicazioni più precise, la tela si deve considerare acquisita grazie ad una delle due suddette donazioni.

Di essa, inoltre, si conserva ancora il cartellino didascalico con cui l'opera era un tempo esposta: <<Scuola di Paolo Veronese / S. Maria Maddalena / dono Fr. Rostirolla>>.

Grazie al restauro del 1988, l'opera si trova oggi in discreto stato di conservazione, seppure alcune delle integrazioni pittoriche effettuate, necessarie a causa delle lacune e delle diffuse abrasioni, tendono a rendere la figura della santa penitente meno sciolta e fluida di quanto fosse in origine, come può essere facilmente constatato ad un esame del dipinto a luce ultravioletta. La Maddalena, avvolta in un ricco manto decorato a motivi vegetali, giace distesa al suolo con la schiena appoggiata a dei massi di roccia. Con la mano sinistra tiene sul petto il Crocifisso, mentre la destra poggia sul libro e sul teschio. Alla sinistra in basso, il vasetto degli oli con i quali profumò i piedi di Gesù, simbolo ad un tempo, come i lunghi capelli con i quali asciugò i piedi del Cristo, della vita mondana passata e della redenzione dopo essere stata liberata dai sette demoni. Sulla destra, tra ramoscelli e foglie, si apre uno scorcio di cielo serotino. In collezione Tescari, il dipinto era indicato come opera di Paolo Veronese, e, più giustamente, della sua scuola una volta entrata al Museo. In effetti, la tela presenta una forte componente di influssi veronesiani, tanto nella figura, quanto nello scorcio paesaggistico di destra, ma è ovviamente ben lontana dalla qualità pittorica del maestro. L'autore può comunque essere ricercato tra i numerosi proseliti veneti che il Caliari ebbe tra la fine del XVI secolo e l'inizio del secolo successivo; qualcuno che contemporaneamente sentì anche il fascino della pittura di Tiziano, a cui sembrano rimandare le foglie delle piante che si stagliano sul cielo e certe note drammatiche e tenebrose dello sfondo roccioso. Come punto di riferimento, senza per il momento sbilanciarsi in una attribuzione, può forse essere fatto il nome di Dario Varotari, che tra l'altro ebbe in moglie una figlia di Giovan Battista Ponchini e lavorò nel territorio di Castelfranco (affreschi di villa Priuli a Treville, perduti con la villa), da cui l'opera potrebbe anche provenire. A titolo puramente informativo si ricorda che il Melchiori cita nella chiesa delle R.R. Monache in città <<...una S. Maria Maddalena della scuola di Tiziano>> (BCCV, Melchiori N., 1724-1735, ms. 158 Q-1, 12 523 R.I.), data per dispersa dal Bordignon Fave­ro (Bordignon Favero G., 1968, p. 152).

 

Provenienza:

collezione Tescari, Castelfranco Veneto.

 

Bibliografia:

Cat. Tescari, 1875, p. 38, n. 211.


 

Restauri:

R.P.A. Dinetto, 1988.


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