Nulla, fino ad oggi, si è riusciti a rintracciare sulla
provenienza di questo dipinto, che si presenta in buono stato di
conservazione. Tuttavia, visto la qualità dell'effigiato, è da supporre che
l'opera sia entrata nella Raccolta Comunale sin dal secolo scorso,
probabilmente a pochi anni dalla sua esecuzione. Fu esposta nel Palazzo
Municipale sino alla caduta della monarchia.
Umberto I re d'Italia è qui ritratto all'età di trentasei
anni, due anni dopo essere salito al trono (gennaio 1878). L'effigiato è
colto a figura intera in un tipico ritratto d'apparat, nel quale vi
si scorge una ripresentazione tardo ottocentesca dell'iconografia
ritrattistica della tradizione barocca (o di questa stessa nelle
reimpostazioni della ritrattistica ufficiale veneta del Settecento), dove il
re è rappresentato con riferimenti diretti alla sua qualità di sovrano, come
chiaramente alludono tanto la corona reale alla sinistra, posata sul
ridondante tavolo barocco squisitamente romano (tanto simile a quelli da
muro, con figure distese sotto al piano, della Galleria di Palazzo Colonna a
Roma), quanto le decorazioni della divisa, e di capo supremo di tutte le
forze armate del regno, come suggerisce la sciabola tenuta con la mano
sinistra ben in vista. Il ricco manto, l'arredamento suntuoso della sala,
la divisa ufficiale e la positura pomposa caratterizzata dallo sguardo di
severo sussiego del volto e degli occhi, vogliono sottolineare l'importanza
della persona effigiata e al contempo la funzione di rappresentanza a cui il
dipinto doveva assolvere. La pennellata, aiutata dalle grandi dimensioni
della tela, appare talvolta sciolta e veloce, come nei tocchi del lampadario
in alto a destra o in alcune parti alle quali si vuol dare valore di sfarzo
decorativo, mentre tende a farsi più rigida e legata in altre zone, specie
quando deve sottostare al vincolo della resa fisionomica o al troppo ricco
ridondare spaziale del movimento barocco delle gambe del tavolo.
Interessante è la dicitura <<Roma 1880>> posta in
basso a destra sotto la firma che, oltre ovviamente a datare l'opera, vuole
evidentemente sottolinearne il luogo della sua esecuzione. Questo, assieme
all'analoga dicitura di <<Roma 1872>> posta sulla pala di Sent'Eurosia
del santuario di Cendrole di Riese Pio X e alla presenza di un paesaggio
tipicamente romano come sfondo nel dipinto La mosca cieca (si veda la
scheda precedente), fa supporre che l'artista abbia compiuto altri,
probabilmente brevi, viaggi nella capitale. Tuttavia, bisogna rilevare come
questo ritratto è alquanto simile nella composizione ad altri ritratti fatti
al re da pittori diversi: ciò porta a pensare che alla base di tutti questi
vi sia stata una fotografia.
Bibliografia:
Rizzi P., 1982, p. 23. |